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La ceramica incontra l’alchimia

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La ceramica incontra l’alchimia.

Questo avviene con la nascita della tipologia di ceramica in stile compendiario.

Una tipologia in netta reazione con le caratteristiche stilistiche presenti nei pezzi di maiolica italiana prodotti nella prima metà del Cinquecento.

Cinque decadi durante le quali si assiste al predominio del primo e nel secondo istoriato.

Dove le decorazioni sono caratterizzate da un vigoroso virtuosismo pittorico e coloristico.

Lo stile compendiario delinea questo superamento.  Si afferma dopo il 1550 e si esaurisce attorno al 1650.

 

Circa cento anni che segnano per la maiolica prodotta in Italia un nuovo successo.

Questa tipologia si identifica con l’affermarsi del fenomeno dei bianchi.

Dei pezzi ceramici smaltati in color bianco.

Caratterizzati da una decorazione semplicissima. Quasi essenziale.

Espressa con pochi colori. Quali l’azzurro, il giallo e l’arancio.

A cui si aggiunsero, in alcune botteghe e in alcuni periodi. il verde e il manganese.

La scelta dei due toni di giallo forse potrebbe essere motivata per richiamare l’effetto pittorico dell’oro.

Minuti soggetti decorano i bianchi.

Questi sono disposti al centro o ai lati della superficie ceramica da decorare.

Raffigurano putti o piccole figure.  Attorniate da ghirlande di foglioline.

Altre ceramiche appartenenti a questo genere pittorico si pongono in controtendenza.

In questo caso troviamo una decorazione che occupa la totalità della superficie disponibile. Anche in questo caso realizzata con l’unica tavolozza cromatica impiegata in questo stile.

Il nome di compendario trae origine da un genere di pittura con nome uguale. 

In auge nell’impero romano, dal I° secolo al III° secolo d.C.

Caratterizzata da un’immagine ridotta all’essenzialità e privata di ogni caratterizzazione.

La produzione dei bianchi si affianca e convive con il vasellame istoriato dei periodi precedenti.

Questo stile decorativo trova nella produzione ceramica della città di Faenza.

Il suoluogo di nascita e il suo epicentro.

Dà vita a una nuova fase nella storia della maiolica che interesserà la produzione della penisola italica e dell’intera Europa.

Il successo commerciale ottenuto da questi manufatti faentini fu alla base della loro imitazione nella produzione ceramica di molte località.

Fa queste le città di Urbino. Deruta. Torino. Genova. Savona. Montelupo Fiorentino e in moltissime altre.

Passa in Francia e ad ampie regioni dell’Europa centrale. Luoghi dove le maestranze faentine si rifugiano per sottrarsi alle persecuzioni religiose.

Questo nuovo sviluppo nella storia della ceramica italiana non è privo di un evento inatteso.

Trova radice nell’esoterismo e nell’alchimia.  Il mezzo di ideazione e diffusione del nuovo stile è deputato alla dottrina della trasmutazione alchemica.

L’argilla si trasmuta per mezzo del bianco.

Il più nobile dei colori, Simbolo della purezza e associato in alchimia all’idea di sintesi di ogni policromia.

Unito all’azzurro ad indicare a chiarezza del cielo o le vaste distese d’acqua.

Associato al giallo. Il colore del sole e del fuoco. Identificabile con la luce. Delegato a illuminare la vita.

A rappresentare il calore che è alla base della germinazione, permettendo la vita.

Un accostamento cromatico di colori freddi e di colori caldi.

Questa operazione in chiave alchemica assume un significato simbolico.

Diviene l’inizio di un nuovo processo oppure, in alternativa, la partenza di nuove trasformazioni per la materia.

 

Per approfondire.

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Nell’immagine il fronte di una crespina, baccellata e con bordo ondulato, in stile compendiario. La decorazione è dipinta con i colori azzurro, giallo e arancio. E’composta da una figura, posta al centro del cavo, raffigurante San Giovannino o San Giovanni detto il battista da giovane, beneficente. Il soggetto è circondato da una cornice composta da elementi vegetali stilizzati e ripetuti.

Faenza, probabilmente bottega di Virgilio Calamelli detto Virgiliotto, Fine del XVI secolo.

La crespina è un piatto tondo, sagomato e montato su con piede.