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Gatto e gatti degli amici misteriosi

Gatto e gatti degli amici misteriosi

Gatto e gatti degli amici misteriosi.

Gatto e gatti degli amici misteriosi.

 

Vivere in compagnia di un gatto è un grande privilegio. È avere la fortuna di circondarsi di una presenza discreta e amichevole. Da subito si scopre che il solo giocarci assieme è quell’azione che riesce a raddrizzare anche la peggiore giornata.

Proprio la sua vicinanza permette di osservare, nel suo comportamento, delle stranezze che non trovano un’immediata spiegazione. Gatto e gatti degli amici misteriosi.

 

Non è raro vederli sbalzare in un luogo che ci appare vuoto. Oppure osservarli fissare, con attenzione, un punto dove non c’è nulla. Altre volte, sempre concentrati verso una specifica direzione, soffiare e rizzare il pelo.

Dei comportamenti che all’osservatore appaiono inspiegabili. Creando uno spettatore dubbioso che si domanda della ragione di quel misterioso comportamento. Gatto e gatti degli amici misteriosi.

Forse che il piccolo felino sia in grado di percepire qualcosa che al nostro occhio è negato?.

 

Studi scientifici dimostrano che l’occhio del gatto percepisce la luce ultravioletta. Una frequenza immediatamente inferiore alla luce visibile dall’occhio umano. Una caratteristiche che il gatto ha in comune con altri animali. Quali i: cani, ricci, pipistrelli, furetti e le renne. Gatto e gatti degli amici misteriosi.

 

Per tutti questi animali percepire queste lunghezze d’onda permette loro una più agevole visione notturna. Questo provoca anche una percezione distorta di alcuni colori e la scienza individua questi anomali comportamenti come conseguenti di questa diversa percezione.

L’occhio del gatto è dunque più completo di quello umano questo perché percepisce una gamma di frequenze più ampia.

 

Un discorso che si può ulteriormente allargare. Questo avviene riconoscendo al gatto altre sensibilità. Quali: la capacità di avvertire i campi magnetici,. Di anticipare eventi naturali e di percepire anche minime variazioni nella temperatura ambiente.

Delle recenti ricerche sostengono la capacità del gatto di scoprire sul corpo umano le zone doloranti e le aree con presenza di cellule tumorali. Gatto e gatti degli amici misteriosi.

 

I più sensibili pensano che lo sguardo dei gatti diretto nel vuoto permetta loro di vedere quello che all’uomo è negato. Con questa capacità conferiscono al felino la capacità di scrutare nel mistero. Riconoscono al gatto la facoltà di vedere oltre.

Non pochi cultori del paranormale sono convinti della capacità del gatto di percepire la presenza di entità non visibili all’uomo. Esistenze che addirittura riesce a dominare. Gatto e gatti degli amici misteriosi.

 

Forse proprio in questa caratteristica si trova l’origine per uno dei connubi più popolari del gatto, l’essere, se nero di manto, onnipresente compagno della strega.

Di tutte queste possibilità, per ora, nessuno ce ne potrà mai dare conferma e per i più il gatto rimane un cacciatore di topi.

 

Gatto e gatti degli amici misteriosi

 

Le immagini raffigurano una coppia di incisioni originali, rappresentanti dei gatti. Una è intitolata DOLCE FAR NIENTE l’altra QUERELLE DI FAMIGLIA

Stampate con tecnica litografica e coloritura coeva all’acquerello. Edite nel XIX dalla Druch, Verlag u. Eigentum v. E.G. May Sohne in Frankfurt a M.

Dimensione delle immagini 22,7 x 32,5 cm e dimensioni del foglio 30,0 x 42,0 cm.

 

 

COLOMBOTTO ROSSO ENRICO – Gatto Disegno originale.

 

 

LENCI MARINO – Due gatti. Gatto e gatti degli amici misteriosi.

 

 

Asino e asini in letteratura e arte.

 

 

Criptozoologia in Piemonte L’Abbazia di Staffarda e il Lago d’Orta.

 

 

Il drago nella mitologia cinese.

 

 

La mitologia del pipistrello in Cina.

 

 

Significati degli animali in Giappone e della Cina.

 

 

Uno strano serpente si trova in Val Vigezzo.

 

 

Burattini magici e marionette stregate.

 

 

El Tredesin de Marz. Gatto e gatti degli amici misteriosi.

 

 

La carrozza trainata da cavalli.

 

 

La moneta magica.

 

 

Quadrato del Sator.

 

 

Galli e galline nella tradizione giapponese.

 

 

Gyotaku In Giappone indica l’impronta lasciata da un pesce su un foglio di carta.

 

 

I kappa in Giappone creature di fantasia abitanti dei fiumi.

 

 

Il Giappone abitato dalla Kitsune La donna volpe nella leggenda.

 

 

L’elefante e arte giapponese.

 

 

Luoghi misteriosi del Giappone Il monumento in pietra ad Asuka.

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Federico Zeri e i libri

Federico Zeri e i libri.

Federico Zeri e i libri.

Federico Zeri e i libri.

 

Fra lo storico d’arte Federico Zeri e i libri si instaura un rapporto convulso.

Una relazione che il critico d’arte descrive, con precisione, nei suoi ricordi autobiografici.

L’attività di studio la conducevo da egoista solitario, in mezzo ai miei libri, alle mie fotografie e ai miei appunti. Ammetto di essere un ricercatore atipico.

Ho frequentato pochissimo le biblioteche, dove si è continuamente distratti e dove si annega nella palude della carta stampata.

 

Mi sono sempre procurato i libri che mi erano necessari, cedendo spesso a una sorta di impulso frenetico.

Ho quindi accumulato decine di migliaia di libri. Federico Zeri e i libri.

 

So benissimo che il giorno che morrò ce ne saranno almeno diecimila, non di argomento storico e artistico.

Tutti in attesa di venir letti, ma non mi importa. Ho sempre sostenuto che il semplice possesso di un libro o il puro sfogliarlo o tenerlo in mano già. Vi fa assorbire una parte del suo contenuto. Facendovi scoprire qualcuna delle sue sfaccettature.

Mi è poi indispensabile saltare da un libro all’altro.

Bighellonare in mezzo a vari impulsi, leggere quello che sarebbe doveroso disprezzare o considerare secondario. Frequentare le periferie culturali. Federico Zeri e i libri.

Non seguo alcuna linea, sono disordinato. Ma non ho mai potuto lavorare in altro modo che seguendo i capricci e le svolte dei miei impulsi.

Mi muove un solo impulso: quello della scoperta, della ricerca e dei rapporti fra elementi apparentemente distanti. Tra i quali all’improvviso si rivela un profondo legame.

 

Ogni giorno ni porta il suo carico di immagini.

Devo confessare che più vado avanti negli anni e più accumulo questi documenti, più viva diviene la percezione della mia ignoranza.

Delle zone immense che restano da scoprire, soprattutto nel Seicento e nel Settecento italiani.

Tutto sommato conosciamo soltanto i nomi che hanno suscitato l’interesse della letteratura artistica. Artisti attivi soprattutto a Roma, a Napoli, a Venezia, in Toscana, in Liguria e a Bologna.

 

Queste frasi sono tratte dai ricordi autobiografici di Federico Zeri. Federico Zeri e i libri.

 

Tutte ben illustrano la non convenzionalità del critico, da lui sempre espressa sia nella vita sia nel lavoro di ricerca storica.

La fototeca e la biblioteca d’arte di Federico Zeri sono ora conservate presso l’Università di Bologna.

 

 

 

 

Federico Zeri e Bernard Berenson.

 

 

 

RUSSOLI FRANCO – La raccolta Berenson.

 

 

 

ZERI FEDERICO – Pittura e controriforma.

 

 

 

Libri rari sui pittori e sulla pittura.

 

 

 

KURZ OTTO – Falsi e falsari. Federico Zeri e i libri..

 

 

 

CRIVELLI GIOVANNI – Giovanni Brueghel Pittor fiammingo o sue lettere e quadretti esistenti presso l’Ambrosiana.

 

 

 

Il ritratto e i ritratti.

 

 

 

Il furto della Gioconda di Leonardo da Vinci.

 

 

 

La tecnica artistica del calco in gesso.

 

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Quando si intingeva il pennino nel calamaio

Quando si intingeva il pennino ne calamaio

Quando si intingeva il pennino nel calamaio.

Quando si intingeva il pennino nel calamaio.

 

 

Nell’ambito del commercio dei beni d’antiquariato, il calamaio è uno degli oggetti che meglio riassume questo mondo.

Questa vicinanza si afferma con identificazione, nei giorni nostri, con l’essere un prodotto completamente desueto. La cui ragione d’esistenza risiede nel rappresentare i soli valori storici e artistici. Interessi che trovano nel collezionismo o nell’arredamento il loro migliore alleato. Forse può anche essere il recondito desiderio di qualche artista calligrafo. Quando si intingeva il pennino nel calamaio.

 

Uno degli oggetti a lui più strettamente legato, la penna d’oca, ha contribuito al suo completo declino.

 

Strumento sostituito, alla fine dell’Ottocento, dal pennino e dalla penna stilografica. Mutamento in seguito consolidato, dopo la seconda guerra mondiale, dalla nascita della penna a sfera o penna biro.

 

Una caduta in disuso che rivoluziona i metodi di scrittura. Affermando la sola stilografica e biro a discapito del precedente impiego di penna, inchiostro e calamaio. Quando si intingeva il pennino nel calamaio.

 

La prerogativa dell’utilizzo della penna d’oca come strumento per la scrittura persiste sino alla metà dell’Ottocento.

 

Queste piume erano accuratamente selezionate.

Provenivano da oche, cigni, tacchini e fagiani. Volatili scelti fra quelli di taglia media. La piuma destina a diventare una penna d’oca è selezionata dalle sole prime tre penne alari destre. Quelle sinistre sono escluse perché presentano una curvatura che non agevola l’impugnatura. 

 

La piuma prescelta è poi temperata con il calore, tagliata, appuntita e fessurata. Queste due ultime operazioni erano poi da ripetersi all’occorrenza. Questo per mantenere regolare il tratto lasciato dall’inchiostro e di conseguenza più leggibile il testo. Quando si intingeva il pennino nel calamaio.

 

Il calamo è lo strumento di scrittura usato prima della penna d’oca. Consisteva in un pezzo di canna o giunco con un’estremità appuntita. La sostituzione avviene tra il VI e il IX secolo.

 

Il calamaio è un recipiente impiegato per la conservazione dell’inchiostro. Realizzato in vari materiali, fra i principali il vetro, la ceramica e il metallo.

 

Alla Rinascenza italiana appartengono i sontuosi calamai creati in bronzo. Per lo più fusi nelle città di Padova e di Venezia. Quando si intingeva il pennino nel calamaio.

Fra questi i più comuni si presentano di forma circolare o triangolare, retti da tre piedi, sono figurati con  mascheroni.

A questi si aggiungono quelli artisticamente più espressivi, dove il contenitore dell’inchiostro è sorretto da figure raffigurate in svariate movenze. Delle sculture che rappresentano vari generi di animali, mostri, satiri, centauri, fauni, putti e ninfe.

 

In questo ambito un posto di rilievo aspetta a Andrea Briosco detto il Riccio o Rizzo, scultore e fonditore padovano. Nella sua produzione, accanto alle opere maggiori, crea delle piccole sculture di bronzo. Figure che con frequenza adatta alla realizzazione di oggetti di uso. Quali: candelieri, calamai, battenti, lucerne, cofani e tanti altri suggeriti dalla sua fantasia. Quando si intingeva il pennino nel calamaio.

 

 

Nell’immagine:. Un calamaio realizzato dall’argentiere vercellese Ferdinando Canetti. Di lui si conosce che nel 1815 inizia l’apprendistato e nel 1824 deposita il suo punzone.

Il calamaio reca il marchio territoriale della città di Novara in uso dal luglio 1824.

Qui sotto un particolare. Quando si intingeva il pennino nel calamaio.

Quando si intingeva il pennino ne calamaio

 

 

 

Appunti di un bibliofilo Curiosità di bibliofilia.

 

 

Appunti sulla maiolica. Quando si intingeva il pennino nel calamaio.

 

 

Federico Zeri e Bernard Berenson.

 

 

Fermacarte di vetro Presse papiers en verre Glass paperweight.

 

 

Gioco di carte dei Tarocchi.

 

 

Il furto della Gioconda di Leonardo da Vinci.

 

 

Il ritratto e i ritratti. Quando si intingeva il pennino nel calamaio.

 

 

La datazione della ceramica tramite termoluminescenza.

 

 

La tecnica artistica del calco in gesso.

 

 

Lo scoglio nel mare in pittura.

 

 

Maioliche in stile compendiario I bianchi faentini.

 

 

Peltri raffigurati nei quadri e una breve storia del peltro.

 

 

Tabacco e tabacchiere.

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Triangoli misteriosi o maledetti

Triangoli misteriosi o maledetti

Triangoli misteriosi o maledetti.

Triangoli misteriosi o maledetti.

 

Il numero dei Triangoli misteriosi o Triangoli maledetti distribuiti per il pianeta terra è più consistente di quello che comunemente si crede.

La conoscenza dei più si limita a quello più noto, ovvero il Triangolo delle Bermude. Un tratto di mare situato nell’Oceano Atlantico settentrionale, compreso fra Miami, l’Arcipelago delle Bermuda e Puertorico.

Un luogo ove da tempo avvengono sparizioni di aerei e navi e dove gli equipaggi dei mezzi subiscono un uguale sorte.

Queste scomparse trovano le più varie spiegazioni. Triangoli misteriosi o maledetti.

 

Si parte dall’esistenza di sconosciuti animali marini e si giunge agli extraterrestri. Non si esclude la presenza di un punto d’ingresso verso un’altra dimensione.

Per chi dispone di meno immaginazione, le cause di queste scomparse trovano una spiegazione:. Nell’errore umano, Nell’insidia presente in natura e Nei probabili difetti di costruzione dei mezzi scomparsi. Triangoli misteriosi o maledetti.

Quale che sia la spiegazione è certo che sul quel tratto d’acqua esistono poche certezze.

Le principali sono che quello è un luogo molto trafficato e soggetto a uragani.

A queste si aggiunge che tutti i mezzi scomparsi raramente riappaiono e sempre dell’equipaggio non si ha più traccia.

 

Di questi luoghi su pianeta terra ne esistono almeno tredici ma questa lista può arrivare a quindici o venti. Tutte queste zone sono poste a intervalli di 72° attorno al mondo e posizionate quasi tutte lungo il 36° parallelo. Triangoli misteriosi o maledetti.

 

Queste superfici, sulle quali avvengono eventi sinistri, le ritroviamo in Giappone, con triangolo del drago o del diavolo,. In Alaska, dove all’interno del triangolo si dice esiste una grandissima Piramide Nera. Questa è descritta come una struttura piramidale artificiale, situata a ovest del monte McKinley.

 

La presenza di anomalie elettromagnetiche e di strutture piramidali è comune ad altri triangoli misteriosi o maledetti.

 

Troviamo sott’acqua, nelle vicinanze dell’Isla de Pinos ora Isla de la Juventud, delle piramidi e delle pietre con parti di metallo lucide e levigate. Quest’ultime sino del tutto prive di concrezioni marine. Quest’isola si trova nel Mar Caribico, 60 km a Sud di Cuba. T

 

Un altra regione ove si segnalano sparizioni di persone e di navi è nell’arcipelago della Terra del Fuoco, ci troviamo nell’America del sud.

 

Qui sono avvenuti numerosi incidenti inspiegabili. Degli episodi che rendono questa zona un luogo fra i più pericolosi per la navigazione. In queste acque, nel 1913, è ritrovato il Marlborough. Una nave a vela adibita al trasporto delle merci, varata nel 1876 e scomparsa, assieme all’equipaggio e a un passeggero, nel 1890.

 

Triangoli misteriosi o maledetti

Triangoli misteriosi o maledetti.

 

Quadrato del Sator.

 

 

Triangolo del diavolo Una zona misteriosa che interessa le coste del Giappone.

 

 

Bibliografia Ufologia Ufo Ufologi.

 

 

Gyotaku In Giappone indica l’impronta lasciata da un pesce su un foglio di carta.

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Asino e asini in letteratura e arte

Asino e asini in letteratura e arte

Asino e asini in letteratura e arte.

Asino e asini in letteratura e arte.

 

Sei un asino! È questa una frase d’uso comune. Il cui significato sottintende una visione molto diffusa ma, errata del mammifero. L’espressione considera l’Equus asinus come un animale lento nel capire e caparbio. La cui unica possibilità di sfruttamento risiede nell’essere impiegato solo per il trasporto di pesanti carichi.

Nella realtà questo modo di dire non corrisponde al vero, perché l’asino è un’animale dalla provata intelligenza. Asino e asini in letteratura e arte.

 

Un simpaticone che più volte si è trovato protagonista di opere letterarie.

Fra queste la più nota appartiene alla letteratura latina. È scritta da Apuleio e intitolata le Metamorfosi.

 

Nel romanzo Lucio, il personaggio principale, è trasformato in un asino. In quest’ultime sembianze il protagonista deve affrontare e superare numerose prove.

Una mutazione che non lo priva dell’intelligenza. Caratteristica che permette una netta distinzione dai colleghi, questi ultimi nati asini e non trasformati in asini. Asino e asini in letteratura e arte.

Questa sua particolarità motiva il secondo titolo con cui l’opera è conosciuta: Asinus aureus o L’asino d’oro. Questa variazione nel nome avviene in periodo Medioevale.

Lucio solo alla conclusione di tutte queste avventure può riprendere le sue sembianze umane. Questa nuova trasformazione avviene grazie all’intervento della dea Iside. Asino e asini in letteratura e arte.

Questo testo ispirerà le opere di molti altri autori successivi. Un modello che arriverà sino al XIX secolo.

Quando Carlo Lorenzini, sotto lo pseudonimo di Carlo Collodi, scrive il Pinocchio. Un libro dove un ceppo dapprima si trasforma in burattino e in seguito in asino. In quest’ultima sembianza si esibisce in uno spettacolo circense. Dove danzando, arricchisce il solo proprietario del circo.
Come il protagonista dell’Asino d’oro, anche Pinocchio, alla fine dell’avventura, acquisisce delle sembianze umane. Asino e asini in letteratura e arte.

Se la fortuna letteraria dell’Asino d’oro è duratura nel tempo non è così per le rappresentazioni figurative. Sino a noi è giunta solo quella affrescata nella Rocca dei Rossi di San Secondo Parmense. Nel castello esiste una raffigurazione illustrata a fresco del romanzo di Apuleio. Decorazione realizzata attorno al 1530 e composta di diciassette quadri.

Molto prima di Carlo Lorenzini un altro scrittore toscano si occupa di asini, è il livornese Francesco Domenico Guerrazzi. Dalla sua penna, nel 1857, esce un’opera politica intitolata l’Asino Sogno. Asino e asini in letteratura e arte.

 

Uno scritto satirico nel quale l’autore non nascondeva le sue convinzioni antifrancesi e antipiemontesi. Il libro non piacque alla Direzione suprema di Polizia di Vienna che, il 3 dicembre 1857, lo proibì.

Sempre in ambito dello scherno e seguendo la lezione di Guerrazzi nasce L’Asino, una rivista settimanale di satira politica. Di fede socialista e anticlericale. Asino e asini in letteratura e arte.

Charles Perrault è l’autore della versione della fiaba popolare intitolata Peau d’âne o la Pelle d’asino. Favola ripresa e modificata dai fratelli Grimm. Nell’adattamento realizzato da Perrault troviamo la storia di una principessa che fugge dal padre. Un addio che la vede vestita con la pelle di un asino magico. Un racconto che passando per una pagnotta di pane e un anello, porta al matrimonio della principessa fuggitiva con il principe di un altro regno.

Per la nobile donna, questo essere ricoperta e nascosta è la figurazione di un qualcosa presente ma, celato. Un’essenza che attende di essere portato in superficie. Asino e asini in letteratura e arte.

 

In groppa a un asino riconosciamo Gesù durante la fuga in Egitto. Un asino traina il carretto di Santa Lucia. Un mezzo stracolmo di regali che la santa, nella notte tra il 12 e il 13 dicembre, dona ai bambini. Questi ultimi imbandivano la tavola di casa con il pane e l’acqua. Questo come ristoro all’animale, per il lungo viaggio intrapreso.

Anche Sant’Antonio da Padova, con il Miracolo dell’asina, riceve un aiuto da questo quadrupede. In questo caso l’animale contribuì alla conversione di un eretico. L’episodio è illustrato da Donatello in un rilievo in bronzo posto a decorazione dell’altare della basilica del Santo a Padova. Asino e asini in letteratura e arte.

L’asino compare anche nella filosofia. In quest’ambito Giordano Bruno affronta il tema formulando la sua dottrina dell’Asinità.

 

Asino e asini in letteratura e arte