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AURITI Giacinto – Dei samurai del bushido e dei 47 ronin

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AURITI Giacinto – Dei samurai del bushido e dei 47 ronin.

AURITI Giacinto – Dei samurai del bushido e dei 47 ronin

Giacinto Auriti era un economista affascinato da Giappone. In questo brano parla con profondità dei samurai, del bushido e dei 47 ronin.

Tra i samurai che più frequentemente causavano disordini vi erano i ronin.[1].

Come si chiamavano quelli fra loro che involontariamente o anche volontariamente sono rimasti senza un signore.

Quindi senza stipendio. I quali per procurarsi da vivere si avvalgono spesso di sotterfugi e violenze. 

Con questo presupposto il valore morale dell’episodio dei Quarantasette ronin assume un’importanza maggiore.

Con il tempo questa vicenda diventa oggetto di leggende, novelle e di drammi del teatro popolare kabuki.

La fortuna dell’episodio risiede nella capacita di esprimere gli effetti degli insegnamenti confuciani. Ben incarnati dai  protagonisti. I quali danno prova di fedeltà. Di sentimento del dovere e dallo serena accettazione della morte.

Da ciò deriva l’ammirazione per l’episodio. Mai diminuita in due secoli e mezzo.

L’origine avviene durante un grave alterco avvenuto nel 1701 a Edo.[2] Presso il castello dello shogun.[3]. Dove il daimyō [4] Asano Nagamori[5] è offeso gravemente da Kira Yoshinaka[6].

Quest’ultimo è capo del cerimoniale. Il quale a seguito del diverbio, senza indugio, trae la spada e ferisce lo shogun.

Per chi usava la spada entro le mura della corte è tradizione che sia soggetto alla pena di morte.

Asano aveva dovuto per ordine del governo tagliarsi il ventre lo stesso giorno. Pur stando la ragione dalla sua parte.

I suoi samurai diventano ronin. Questo per la fine del loro signore e la confisca dei suoi beni.

Sono quarantasette con a capo Oishi Yoscio[7]Teorico del bushido e discepolo di Yamaga Sokō.[8]  .

I ronin decisero di seguire la dottrina confuciana. Il cui obbligo per la vendetta per uccisione del padre[9] era stato esteso a quella per il signore e preposto all’altro.

Decisero di comune accordo mettere a morte Kira. Colpevole di aver offeso Asano e cagionato la sua fine.

Riusciti a condurre a compimento il disegno. Questo dopo non breve attesa e non lievi ostacoli .

Ostacolati da Kira. Sospettatoso che gli fosse ordita contro qualche trama.

I ronin assalirono in una notte d’inverno il palazzo.

Uccisero il samurai di guardia. Quindi troncarono il capo di Kira.

Portandolo pubblicamente all’alba attraverso le vie della città e depositandolo sulla tomba del loro daimyo.

Con i vestiti macchiato di sangue si presentano ai rappresentanti del governo. Informandoli dell’atto compiuto.

L’opinione pubblica parteggiava per i ronin.

Questo non impedì al Bakufu[10], quantunque ben disposto, di dover far rispettare la legge.

I Quarantasette ronin sono consapevoli della loro sorte. Della pena alla quale con certezza saranno condannati.

In loro questa conoscenza è presente sin dal primo momento nel quale ordivano la congiura

Compirono tutti il seppuku. AURITI samurai 47 ronin.

A eccezione di uno solo mandato in provincia, appena eseguita la vendetta, per darne notizia alla famiglia di Asano.

Le loro ceneri riposano da allora in tombe tutte eguali, Accanto a quella del loro signore. In un piccolo cimitero di Tokyo.

Ove non passa giorno senza che qualche giapponese vada a bruciare incenso per onerarne la memoria.

Brano tratto dal libro di Giacinto Auriti Compendio di storia della cultura giapponese. Dalla età arcaica alla restaurazione Meiji. Roma, Vallecchil 1954.

Nell’immagine Oishi Kuranosuke Yoshio il capo dei quarantasette ronin di Ako. Incisione originale in xilografia realizzata da Tsukioka Yoshitoshi 芳年. 1839 – 1892. Impressa nel’epoca meiji 14 corrispondente all’anno 1881. Apparetiene alla serie Ventiquattro successi nel Giappone imperiale. Twenty-four Accomplishments in Imperial Japan. 皇国二十四功  大石内蔵之助良雄. Kokoku nijushi-ko.

AURITI samurai 47 ronin.

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[1]   Letteralmente uomo alla deriva. Indica un  samurai decaduto. Rimasto senza signore o per la morte di quest’ultimo o per averne perso la fiducia.

[2]   Edo era il nome originario dell’odierna città di Tokyo.

[3]   Shōgun era il titolo ereditario conferito ai reggenti militari che governarono il Giappone tra il 1192 ed il 1868.

[4]   In Giappone la carica feudale di daimyō era più importante all’interno di Han 藩. Il feudo in giapponese. La loro esistenza perdurò per tutto il periodo Edo fino ai primi anni della Restaurazione Meiji,  Un Han aveva un valore di 10.000 Koku. 1 Koku equivaleva alla quantità di riso sufficiente a nutrire una persona per un anno.

[5]   Asano Naganori, 1667 – 1701. Signore feudale di Ako nella provincia di Harima sull’isola di Honshū. Ora nella parte sudoccidentale della Prefettura di Hyōgo.

[6]   Kira Kozukenosuke Yoshinaka (1641-1702) aveva l’incarico di cerimoniere presso la corte di Edo.

[7]   Oishi Kuranosuke Yoshio (1659-1703), o Yoshitaka, era il primo sovrintendente del feudo di Ako, Delegato ad amministrare il feudo in occasione delle frequenti assenze di Asano.

[8]   Yamaga Sokō 1 settembre 1622 – 23 ottobre 1685. Legato da amicizia a Asano Nagatomo, 4 novembre 1643 – 20 febbraio 1675, padre di Asano Naganori. Insegnante di confucianesimo e scienza militare.

[9]   Secondo Confucio il figlio non può restare “sotto lo stesso cielo” dell’uccisore del padre.

[10]   Il termine bakufu 幕府 veniva usato in Giappone per indicare il governo militare dello shōgun.