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Katana e wakizashi le armi bianche del samurai

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Katana e wakizashi le armi bianche del samurai

 

Katana e wakizashi sono le armi bianche che meglio identificano il samurai.

Il samurai era l’unico guerriero autorizzato a mostrarsi in pubblico indossando il daishō 大小. La coppia di spade. Composta da una lama lunga che si identifica con la katana e quella corta chiamata wakizashi.

Il presentarsi pubblicamente con questo armamento era il simbolo di apparenza alla classe sociale dei samurai.

Il termine Daishō proviene dalla riunione di due temini. Il kanji dai 大 che significa lungo e shō 小 traducibile in corto.

Identifica la coppia di lame: tachi 太刀 e tantō 短刀 oppure katana 刀 e wakizashi 脇差.

La katana è portata con il filo di taglio rivolto verso l’alto. Posta al lato sinistro del corpo, infilata nell’obi, la cintura di chiusura dell’abito. L’arma è maneggiava brandendola con le due mani.

Il wakizashi è indossato con il filo di taglio rivolto verso l’alto. Anch’essa infilata nell’obi in posizione obliqua sullo stomaco e con l’impugnatura rivolta sulla destra.

Una terza lama poteva armare il samurai. Questa è il tanto, un coltello, anch’esso portato infilato nell’obi.

Quando il samurai indossava l’armatura la spada usata è la tachi. Appesa sulla sinistra del corpo, con il filo di taglio rivolto verso il basso.

Altre persone autorizzate a portare armi bianche erano i commercianti. che potevano avere una sola lama, quella lunga. Aloro si univano i medici che erano armati di una spada in legno.

Per il samurai l’estrarre la lama dal fodero coincideva con una situazione di pericolo. É il preludio a un duello. Da questa condizione di rischio cercava di fuoriuscire facendo coincidere l’estrazione dell’arma con lo sferrare all’avversario un primo ed unico corpo mortale. 

Il guerriero sceglieva le sue armi vagliando con accuratezza l’efficienza e la bellezza.

Ammirare la bellezza di una lama giapponese è un’operazione che richiede cautela. La prudenza serve per evitare di ferirsi o di ferire qualcuno. Inoltre mira a proteggere la lama da danni, ad esempio, il caso più comune, i graffi.

Per tutelare la bellezza di una lama si mettono in atto molte precauzioni.

La lama in preferenza è conservata in shirasaya. Una semplice montatura realizzata in legno di magnolia. Atta a preservare nel modo migliore la forbitura della lama.

La shirasaya è riposta in una busta di tessuto con la parte dell’impugnatura collocata nella parte superiore del sacchetto.

Il trasporto avviene tenendo la lama, riposta entro il sacchetto, perpendicolare al terreno.

L’estrazione della lama avviene ponendo il tagliente verso l’alto. Con una mano si tiene il fodero e con l’altra l’impugnatura, usando molta delicatezza avviene l’estrazione, facendola scorrere sul mune, il dorso della lama.

Importante è la manutenzione. Questa assolve lo scopo di impedire l’ossidazione della superficie. Avviene con la pulizia della polvere e dello sporco e si conclude con un leggero strato di olio di choji.

Le lame potendo sono conservate in un luogo secco, sempre in posizione orizzontale. Questo mira ad evitare che l’olio dato a protezione si accumuli sulla punta.

Tutte queste precauzioni palesano l’importanza che le NihonTo assumono nella cultura giapponese. Interesse ancora attuale, tanto che ai nostri giorni sono ancora forgiate e commercializzate.

Katana e wakizashi non sono più solo le armi bianche del samurai. Nel XXI secolo le lame giapponesi sono diventate una forma d’arte tipica della sensibilità ed estetica del popolo giapponese. Un tesoro nazionale da conservare e preservare ed in fine un’oggetto ammirato per la sua bellezza.

 

 

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