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Katana la spada giapponese Considerazioni sulle Nihonto e sulle tsuba

Katana la spada giapponese Considerazioni sulle Nihonto e sulle tsuba

Katana la spada giapponese Considerazioni sulle Nihonto e sulle tsuba.

Katana la spada giapponese Considerazioni sulle Nihonto e sulle tsuba

 

La Katana è la spada giapponese più conosciuta Di seguito delle considerazioni sulle Nihonto e sulle tsuba.

Le Nihonto sono le armi bianche giapponesi. Il testo illustra le loro numerose sfaccettature.

Lo scritto prende in considerazione le spade giapponesi da diversi punti di partenza. Descrivendone la filosofia, la fabbricazione, il collezionismo e la manutenzione.

In ultimo si introduce la tsuba. L’accessorio più importante per ornamento della lama e il più collezionato.

 

Della via della spada. Katana la spada giapponese Considerazioni sulle Nihonto e sulle tsuba.

Il Giappone è il luogo ove la spada ken non è un semplice strumento di difesa ma il mezzo per raggiungere la perfezione. Dove la scherma è da sempre esercizio mistico. Il valore di un guerriero bushi è valutabile dalla sua bravura nel maneggio delle armi. Tuttavia la spada lunga katana non è solamente un’arma, diviene un mezzo per il raggiungimento della perfezione interiore. Il satori. A questo proposito un nome valga per tutti: Shinmen Musashi no kami Fujiwara no Genshin.

Lo studio e l’addestramento all’uso della spada inizia al età di cinque anni e impegnava il bushi, il guerriero, per tutta la vita. Mira a un continuo perfezionamento nella destrezza nel maneggio. Contemporaneamente insegna anche il culto dell’austerità e del sacrificio.

Il samurai è armato delle due spade. Uuna lunga katana o uchigatana e una piccola wakizashi o shoto. Entrambre indossate infilate nella cintura obi. Traeva da esse il riconoscimento del suo stato sociale. Nessun altro giapponese era autorizzato a portare in pubblico la coppia di spade. Il daisho. Katana la spada giapponese Considerazioni sulle Nihonto e sulle tsuba.

I mercanti sono i soli civili autorizzati al porto di un’arma, non due. Spada la cui lama non poteva superare i due shaku, equivalenti a 60,6 centimetri.

Per il samurai la spada assumeva un elevato valore simbolico. Essa è contemporaneamente l’emblema di una classe sociale, un’opera d’arte e uno strumento per vincere i contendenti e tenere soggiogati i membri delle classi inferiori.

La spada come opera d’arte assume un valore estetico grazie non solo alla bellezza del manufatto. A questa va unito il suo maneggio. Il quale implicava una notevole grazia nel movimento. Impiegare correttamente la katana richiede un movimento elegante e aggraziato, in armonia con la natura e le sue forze.

La spada è usualmente impugnata con entrambe le mani. La punta, il kissaki, diretta verso l’alto. Rivolta alla gola dell’avversario.

L’elsa o tsuba è a una distanza dal corpo pari a tre quarti della lunghezza del braccio dello spadaccino. Il fendente è sferrato dall’alto verso il basso oppure orizzontalmente. Il tutto con il fine di ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo.

Un samurai combattea con il solo scopo di dimostrare il proprio valore di guerriero. La sconfitta in duello èa giudicata una prova di inferiorità rispetto all’avversario e non un affronto da vendicare. Non poche volte portava all’eventualità che il battuto diventasse allievo del vincitore.

 

Della fabbricazione delle lame. K atana la spada giapponese Considerazioni sulle Nihonto e sulle tsuba.

In Giappone i fabbri di spade costituivano un mondo proprio. Un universo al quale molti nobili e anche l’imperatore Go-Toba non disdegnavano di appartenere. É riconosciuta alla loro arte una alta valenza spirituale.

Le apprezzatissime lame devono sommare le qualità estetiche e l’efficacia in combattimento. Così da suscitare nell’osservatore un assieme di sensazioni. Quali: la potenza, la bellezza, la meraviglia e il terrore.

Nel paese del Sol Levante la fabbricazione della lama per una spada era ed è considerata un’operazione sacra.

Il maestro spadaio sceglie con cura il giorno propizio per iniziare l’opera. Nei periodi precedenti la forgia segue un rituale di purificazione del corpo e dello spirito. Per l’esecuzione indossa una veste sacerdotale di colore bianco e un copricapo in lacca di color nero. Allontana gli spiriti maligni chiudendo la porta d’ingresso alla fucina. Questo avviene con una corda di paglia di riso. Chiamata shimenawa.

La peculiarità delle lame giapponesi consiste nella composizione della struttura della lama.

Con una superficie esterna più dura e un’anima interna più tenera.

Il processo di forgia più comune è il kobuse gitae.

La parte esterna della lama è il kavaganè. É il corpo principale, la parte rigida con notevole ritenzione al taglio.

La parte interna è lo shinganè. Rappresenta il corpo secondario, inglobato nel kavaganè. Quello che conferisce alla spada la necessaria elasticità.

La tempra della lama è lo yaki ire. Rappresenta la fase cruciale. Dove si definisce l’area di taglio della lama. Lo yakiba,

Crea il bordo d’acciaio temprato, la parte che è affilata.

Lo yakiba è considerato di gran valore estetico. Costituisce una delle caratteristiche più ammirate dagli intenditori di lame giapponesi.

La forbitura avviene passando la lama su diversi tipi di pietra abrasiva. Iniziando dalle più ruvide per concludere con le più fini. Nell’ultima fase della lucidatura la pietra è passata sul taglio. Lo ha saki.

Solo una corretta lucidatura o forbitura permette di evidenziare tutte le componenti intime di una lama. Questi sono lo hamon, i nie e i nioi.  Il loro studio consentirnee la completa comprensione della lama.

Il collaudo di una lama seguiva le rigide norme dettate da Yamada Tameshigi.

L’esame mira a provarne l’efficienza dell’arma. Questo avveniene sferrando un fendente sul cadavere di un uomo.

Lo scopo del taglio è di recidere in un sol colpo la parte colpita.

Vi erano sedici modi diversi di collaudo. Dalla sezione più semplice, che consisteva nel recidere la mano all’altezza del polso. Alla più impegnativa, che riguardava la trasversale pelvica.

La firma o mei è posta sul lato esterno o omote) del codolo o nagako. É apposta alla fine, solo quando lo spadaioo kaji è certo della buona qualità della sua creazione.

 

Il collezionismo.Katana la spada giapponese Considerazioni sulle Nihonto e sulle tsuba.

Il collezionista giapponese considera la lama o to shin come l’elemento principale da valutare.

Erroneamente i collezionisti europei e americani privilegiano la montatura o ko shirae. Per la quale la scelta e la comprensione sono sicuramente molto più facili.

I fornimenti delle lame o tosogu comprendono la: tsuba e i kodogu. Quest’ultimo è composto dal kashira, dal fuchi, dal menuki, dal kogai e dal kogatana.

Gli ornamenti sono la delizia dell’amatore. I più tardi e appariscenti appartengono a un’epoca in cui la spada non è più impiegata in battaglia. Quando l’arma diventa un semplice oggetto ornamentale, da ostentare nelle cerimonie ufficiali. Questi tosogu sono ben lontani dai valori di austerità e sacrificio che sono alla base del bushido.

La suddivisione in periodi della produzione delle lame è la seguente: koto o spade antiche.  Shinto o spade nuove. Shinshinto o spade nuovissime. Gendaito o spade moderne. Si conclude con le shinsakuto o spade contemporanee.

Tutte queste lame sono accomunate dalla stessa tecnica di forgia. Un metodo trasmesso segretamente dal maestro all’allievo e sempre fedele alla tradizione. Se una differenza si vuole trovare, questa risiede nel diverso metodo di produzione della materia prima, il ferro.

Le spade antiche in genere sono le maggiormente desiderate dal collezionista. A queste è attribuito un maggior fascino. Certo dovuto alla patina lasciata dal trascorrere del tempo. Un arricchiemento molto gradito all’occhio dell’esperto conoscitore.

La lama veramente collezionabile deve essere in perfetto stato di conservazione e forbitura.

L’eccellente fattura e la firma illustre sono totalmente svalutate dalle manomissioni di mani inesperte e da impropri processi di pulizia.

 

La manutenzione. Katana la spada giapponese Considerazioni sulle Nihonto e sulle tsuba.

Ogni lama richiede delle semplici cure periodiche. Queste sono necessarie per la corretta manutenzione.

Le cure consistono nello sgrassare la lama. Questo avviene per mezzo di una prima pulizia con carta o nagui kami. Seguita dall’applicazione dell’uchiko e dalla sua completa rimozione.

A questa prima fase segue la fase di protezione che avviene con l’applicazione di un sottile strato di olio di Chojiju. La stesura avviene per mezzo di una leggera pezzuola o aburagire.

 

La tsuba. Katana la spada giapponese Considerazioni sulle Nihonto e sulle tsuba.

La tsuba è l’elsa, la guardia o il paramano della spada giapponese.

È l’accessorio più importante per ornamento della lama e il più collezionato.

Al centro presenta un foro per il passaggio della lama,. Il nakago ana.

Può presentare altri due fori laterali. Il primo per il fissaggio del kozuka. Il kozuga hitsu ana. Il secondo per bloccare il kogai. Il kogai hitsu ana.

La firma del creatore o mei, se presente, è collocata sulla zona intorno al nakago ana o seppa dai.

La tsuba ricopre tre  funzioni. Equilibria la spada. Impedisce che la mano scorra lungo la lama e di blocco contro una spinta o un taglio in duello.

Con il passare del tempo alla funzione pratica si è aggiunta l’estetica. Questo inserimento ha gravato sul costo finale dell’elsa. Tanto da palesare e simboleggiare la più o memo agiata condizione sociale del proprietario.

Le tsuba sono inizialmente costruite dagli stessi fabbri della spada o della corazza.

Sono realizzate in ferro forgiato. Nello stesso materiale usato per la realizzazione delle lame delle armature.

In questa tipologia raramente le superfici sono arricchite da decorazioni. Quando presenti erasono realizzate con la tecnica del traforo, della punzonatura e dell’incisione.

Queste prime tsuba si chiamano ko katchushi o ho tosho. Ricoprivano la sola funzione protettiva.

L’istinto artistico del popolo giapponese soggioga l’iniziale essenzialità propria dei primi esempi.

Da questo momento la tsuba diventa opera realizzata da artigiani che assomigliano più ad artisti specializzati.

Si evolve acquisendo una connotazione artistica. Ornata con disegni e ornamenti diventano sempre più ampi e complessi.

Il ferro è affiancato da molti metalli puri o in lega.

Quali: il rame, il bronzo, l’ottone o shinchù. Una varietà di bronzo detta yamagane. Isentoku, una lega di color giallo verdastro. Lo shakudo, una lega di color nero viola e lo shibuischi, una lega di color grigio argentato).

La forma delle tsuba generalmente è circolare o maru oppure quadrata o kaku.

Più raramente assume forme irregolari. Quali: la forma del pugno o kobushi. A quattro lobi o mokko. Del profilo della foglia della malva o aoi, volutamente appena irregolare o leggermente asimmetrica. Così via secondo una precisa e dettagliata terminologia nipponica.

La lavorazione delle superfici delle tsuba avveniva con la tecnica dell’incisione o chokin.

Questa si suddivide in:

Nanako. Un motivo decorativo che richiama leuova di pesce. Realizzato da una sottile granulazione regolare della superficie),.

Iro-e. A intarsi di diversi metalli di vari colori.

Tananikubori. Un intarsio o decorazione di alto spessore.

Ke-bori. Una tecnica di decorazione ad incisione di figure e ideogrammi con linee molto sottili, simili ai capelli umani.

 

Scritto per Kottoya Antiquariato giapponese. Da Luca Piatti, a Milano nel febbraio 2004.

Questo testo è una parte del sito Kottoya antiquariato giapponese. Il testo riveduto e ampliato è ora inglobato in www.librirarieantichi.it.

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