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Inro Netsuke Sagemono Suzuribako

A sinistra: Inro a tre scomparti opera di Yamada Jokasai, A destra: Katabori netsuke raffigurante due melanzane Opera di Mitsuhiro Ohara.

Inro 印籠 Netsuke  根付 Sagemono 下げ物  Suzuribako 硯箱.

Inro 印籠  Netsuke  根付  Sagemono 下げ物   Suzuribako 硯箱 sono fra i termini più comuni a incontrarsi nell’ambito dell’antiquariato giapponese.

La descrizione di questi  preziosi oggetti d’arte giapponese e le loro principali caratteristiche.

 

Gli inro e i netsuke sono i sagemono più conosciuti in Europa.

Questo non significa che siano gli unici. Ne esistono diverse altre tipologie meno note:

  • L’astuccio per la pipa. Chiamato Kiseruzutzu.

  • Il contenitore per il tabacco o Tabakoire.

  • La scatola per il tabacco o Tonkotzu.

  • Il completo di scrittura o Yatate.

  • Una piccola fiasca adibita a contenere il profumo o Nioibin.

  • Il borsellino o Kinchaku.

Tutti questi accessori sono esclusivamente maschili.

I sagemono o oggetti sospesi sono così definiti perché sino indossati agganciati e in quella situazione trasportati.
Questo blocco avveniva per mezzo di un cordoncino e di un bottone chiamato netsuke.
La cordicella, il più delle volte realizzata in seta, passava al di sotto di la fascia di tessuto, detta obi. Questa ha il compito di cingere e chiudere l’abito ai fianchi.

Nell’estremo inferiore del laccio trova collocazione il sagemono.

Nella parte superiore si colloca il netsuke. Quest’ultimo fuoriusciva e si adagiava nella parte alta dell’obi. Con questo posizionamento svolgeva il compito di impedire il movimento e la caduta dell’oggetto portato.

Il netsuke ねつけ il più delle volte è piccolo e compatto.

Privato d’estremità che possono impigliarsi nel tessuto dell’abito.

Nella parte inferiore su trovano due fori. Uno poco più grande dell’altro.

All’interno dei quali passa il cordoncino e trovava locazione il nodo di chiusura.

I netzuke sono realizzati con svariati materiali. Quali: il legno, l’avorio, il corno, la porcellana e il metallo.

Le essenze legnose più usate sono il cipresso e il bosso.

I netzuke si dividono in vari tipi. I principali sono il:.

  • katabori. La tipologia più diffusa- É una scultura a tutto tondo.

  • Kagamibuta. Costituito da due pezzi di forma circolare, incastrati fra loro. Quello inferiore è in avorio, il superiore in metallo.

  • Manju. É rotondo e piatto, con decorazioni in rilievo o intagliate.

La tipologia dei netzuke è definita dalla forma e non dal materiale utilizzato.

Gli inro sono un tipico oggetto della cultura giapponese.

Realizzati in lacca da sempre . Sono composti da uno a sette contenitori sovrapposti e perfettamente innestati fra loro.

In origine nati per trasportare e contenere il sigillo, diventarono il contenitore per le medicine. La superficie è variamente decorata .Il soggetto si estendeva dal fronte al retro.

Gli inro sono caratterizzati da una grande qualità di esecuzione e di decorazione.

Queste peculiarità collocano questi accurati manufatti ad essere considerati fra i migliori e più raffinati oggetti in lacca mai prodotti in Giappone.
Erano portati sul lato destro del corpo.

I sagemono sono dei veri e propri accessori. Inro 印籠 Netsuke  根付 Sagemono 下げ物  Suzuribako 硯箱.

Pur acquisendo un ruolo paragonabile a quello svolto dai gioielli in Europa non perdono mai la loro funzione pratica.

Sono e rimangono dei contenitori per gli strumenti utili nella vita quotidiana. Ponendo rimedio alla mancanza di tasche tipica degli abiti giapponesi.

Durante l’ultima parte del diciannovesimo secolo, a seguito dell’occidentalizzazione degli abiti, con gradualità, l’uso di questi accessori andò scemando.

Suzuribako 硯箱 è un termine giapponese che indica una scatola, in giapponese bako, con coperchio non incernierato.

Al suo interno è contenuto tutto il necessario per scrivere:

  • Suzuri. La pietra da inchiostro. 

  • Sumi. L’inchiostro. 

  • Mizusashi. Il contenitore dell’acqua.

  • Fude. Il pennello.

Il suzuri è intagliato in una porzione rettangolare di sasso nero. Nella parte più profonda della pietra vengono fatte cadere piccole quantità d’acqua. Questa serve per sciogliere le stecche di inchiostro secco.

Il sumi è ricavato dal nero fumo o dalla fuliggine prodotta dalla combustione delle radici di pino. Il tutto solidificato con colla vegetale.
L’inchiostro si presenta sotto forma di stecca.

Viene reso liquido dallo strofinio della tavoletta solidificata sulla parte centrale della pietra. Operazione permessa dall’aggiunta di minime quantità d’acqua.
Quando l’inchiostro raggiunge la liquidità voluta viene applicato sulla carta usando un pennello.

La scatola per scrittura è utilizzata in Giappone sin dal XVI secolo.

Sono conservate chiuse.
L’apertura del contenitore coincide con l’inizio della ricerca della concentrazione, necessaria per scrivere con una elegante calligrafia.

Il coperchio viene posato alla destra della scatola e rovesciato. In questo modo mostra allo scrivente il decoro interno.

I motivi decorativi dell’esterno e dell’interno sono di uguale soggetto e complementari.

La decorazione interna è ammirata solamente da chi utilizza l’oggetto, a differenza del lato esterno del coperchiol

 

Questo scritto era una parte del sito Kottoya antiquariato giapponese.

Il testo riveduto e ampliato è ora inglobato in www.librirarieantichi.it

 

Nell’immagine a sinistra: Inro a tre scomparti. Realizzato nelle forme di un paravento. Decorato in entrambi i lati. Firmato nella parte sottostante JO-KA-SAI SAKU. Opera di Yamada Jokasai, Attivo a Edo (Tokio) dal 1681 al 1704. Membro della scuola Kajikawa. Lavorò lungamente per lo shogunato.

Nell’immagine a destra: Katabori netsuke. Raffigura due melanzane. Opera di Mitsuhiro Ohara. Nato nel marzo 1810 ad Onomichi, Deceduto nell’agosto 1875. Mitsuhiro Ohara è uno tra i migliori interpreti di quest’arte. La caratteristica dei suoi netsuke è il prediligere i soggetti naturalistici, da rappresentare con estrema purezza di linee.

 

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